Mini-Manuale per la coltivazione generica delle piante
carnivore
a cura di Roberto Espen
Introduzione
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Dieci consigli per coltivare
una pianta carnivora
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Acqua per piante carnivore
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Terreni
e substrati
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Come
seminare
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Germinabilità e stratificazione
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Esigenze
diverse
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Contenitori
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Impianti per la coltivazione
di piante carnivore
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*Queste pagine in versione .pdf – file scaricabile
e stampabile* (versione per consultazione a video) Lo
stesso file.pdf per stampare un booklet* (versione per ottenere un
manualetto) *cos’è un booklet? È un libricino:
il file è pronto per essere stampato come un libro. Chi ha la fortuna di avere a
disposizione una stampante che stampa fronte e retro può stampare il file così com'è e
basterà pinzare il plico al centro per ottenere un manualetto formato A5. Chi ha una stampante solo fronte
potrà ottenere il libretto stampando prima le pagine dispari e poi, reintrodotti i fogli dispari nel
modo giusto, stampare sul retro le pagine pari. Il risultato è identico (fate prima delle prove con pochi fogli per
capire come opera la vostra stampante). |
Le piante
carnivore sono piante che, per soddisfare la loro necessità, si procurano
l'azoto assorbendolo dagli animali (generalmente insetti) che catturano, in
quanto abitano luoghi in cui esso è scarso (paludi, torbiere, altipiani in
quota, deserti).
Per fare ciò
utilizzano sistemi di cattura differenti per attirare, catturare e digerire gli
insetti: trappole a scatto, a pozzetto, a vischio, a utriculo... L'insetto
viene bloccato a contatto con le foglie e viene assorbito dalle piante.
Queste
peculiarità le rendono interessanti: si tratta di predatori, degni di essere
paragonati ai felini nel regno animale.
Il fascino è
davvero irresistibile, anche se non mancano difficoltà nel coltivarle.
1. Usa acqua leggera - priva cioè
di minerali come il calcio |
2. Usa torba bionda acida di
sfagno - terreno acido |
3. Ricorda che adorano l'umidità |
4. Non usare concimi - sono piante
che vivono in terreni poveri |
5. Rinvasa solo se necessario -
spesso l'apparato radicale è molto delicato |
6. Ricorda che ogni specie ha
esigenze diverse - |
7. Sii paziente - questo vale
sempre... |
8. Non estirpare esemplari in
natura - meglio non darlo per scontato |
9. Non occorre dar loro da
mangiare |
10. Rispetta le tue piante e
trattale nel miglior modo possibile |
Le
piante carnivore non sono difficili, ma vanno capite
Uno dei punti fondamentali nella coltivazione di piante carnivore è l'acqua. La maggior parte delle piante carnivore vive in zone paludose, in acqua ferma e povera di calcio. Di solito è acqua acida. Ciò non vale proprio per tutte le piante, ma per parecchie.
Tabella delle acque (i prezzi sono indicativi del 2005):
Altro fattore
importante per le nostre piante carnivore è il substrato, il terreno in cui
esse dovranno vivere.
Deve essere acido, deve mantenersi umido, deve durare a lungo. E non è facile.
La torba bionda ad esempio è acida, perfetta, ma tende a degenerare, a
trasformarsi in terreno polveroso, che soffoca le nostre piante nel loro
apparato radicale. Dovremo quindi sempre mescolarla con sostanze drenanti.
Di seguito alcune indicazioni:
Terreno |
Descrizione |
Caratteristiche |
Attenzione |
Torba bionda acida di sfagno |
E' la parte acida sempre presente
nei nostri terreni, almeno al 30 %. La sua acidità la rende un
antibatterico. Purtroppo marcisce e deve essere sostituita |
Ph più acido possibile intorno al
3 |
Non usate substrati acidi generici
per piante acidofile: sono tutt'altro e possono far morire le piante. |
Quarzo |
E' la parte neutra che serve per
areare il terreno e renderlo meno compatto |
Neutro, non deve friggere se a
contatto con acidi. |
Servendo per areare il terreno, io
propendo per una granulometria medio grande (da 1,5 mm minimo), ma dipende
dalla pianta |
Perlite |
E' l'alternativa o il compendio al
quarzo. Neutra e sintetica. Trattiene quella giusta umidità nel terreno e lo
drena. |
Neutra. |
Il mio rapporto è di amore e odio.
Perfetta per tanti motivi (prezzo, peso, capacità ritentiva dell'acqua),
forse rilascia con il tempo sostanze nel terreno. Che fare? Da provare. |
Corteccia |
E' un substrato naturale, che
rilascia con il tempo sostanze e marcisce. Tritato è ottimo per il terreno
per le Nepenthes |
Tende all'acido |
Marcisce con il tempo e non tutte
le piante ne hanno beneficio |
Aghi di pino |
Una alternativa interessante. E'
leggero, a costo nullo, dura qualche anno prima di marcire |
Tende all'acido |
A secondo del tipo di ago abbiamo
più o meno drenaggio. Può contenere insetti ed altro. Possono essere
resinosi. |
Mica |
E' un substrato particolare, che
ha caratteristiche di facilitare la crescita si alcune piante. E' usato anche
per la germinazione dei semi |
Le regole sono le solite: torba e
ghiaietto o perlite, umidità elevata, acqua da osmosi, luce.
Partiamo da torba e ghiaietto o
perlite. Il composto è lo standard in rapporto 1:1.
Lo mettete in un vasetto e lo
bagnate da sopra, in modo che la superficie si compatti e si possa seminare.
Poi seminate.
Io ed altri, per aumentare l'umidità
attorno al seme, copriamo i vasetti con del cellophane, tenuto sollevato con
uno stecchino o due. Io faccio la "tenda", in modo che l'acqua
scivoli ai lati e non cada sulle piantine appena nate e non radicate abbastanza
e le ribalti. O che non si formino sacche d'acqua che schiaccino le
piantine sul terreno.
L'acqua solo da sotto, dal
sottovaso, in modo da non rovinare le semine o dilavare i semi in un punto.
Se ho a che fare con piante
desertiche aggiungo una sventagliata di sabbia (uno straterello compatto) sulla
superficie.
Ghiaietto o perlite. Dilemma. Io preferisco il ghiaietto. La perlite è però
ottima per prezzo e capacità di assorbire l'acqua. Direi che si può usare la
perlite dove si rinvasa di più e il ghiaietto di quarzo sulle piante più
stabili. Ma sono tendenzialmente indifferenti.
Abbiate pazienza e costanza. Certi
semi nascono solo con il caldone. Non buttate via le seminiere prima di
luglio...agosto.
Sfagno si o no. Lo sfagno non è una pianta carnivora, ma è un muschio che
vive spesso in ambienti dove ci sono le nostre beneamate. Non sempre, però.
Lo sfagno ha caratteristiche
particolari: è un muschio che mantiene l'umidità, ma lascia respirare e passare
aria.
Acidifica e filtra l'acqua. Ha
poteri batterici e anti muffe. Insomma se si potesse mangiare sarebbe meglio
degli spaghetti :-)
Proprio sta bene con ogni pianta o
quasi e, nella giusta dose serve sempre.
Già, questo è uno dei problemi: lo
sfagno è invadente. Aggressivo, assillante. Se una pianta deve competere con
lui soccombe. Insomma, bisogna castigarlo ogni tre per due se si allarga
troppo.
Se quindi è miracoloso come
substrato per semi, talee e quant'altro, poi diventa una peste. A dirla tutta
può venire utilizzato per combattere l'invadenza di piante un po'... aggressive
che vi invadono i vasi.
Per cui lo sfagno, se potete,
coltivatelo.
Sicuramente vi farà da spia se state
trattando bene le vostre piante: se lo sfagno cresce ed è ok vuol dire che
anche le vostre piante dovrebbero essere a posto.
Lo sfagno è da scartare oltre a
quando prevarica le nostre piante, anche quando abbiamo a che fare con specie
piccole, specie desertiche, specie lente.
E' invece da coltivare con specie
che ci vivono in natura (drosera rotundifolia), specie come la darlingtonia che
si propaga con stoloni e le sarracenie, specialmente le adulte.
Germinabilità e stratificazione
Vi siete
mai chiesti perchè i semi nascono proprio quel giorno e non un altro. Per
l'umidità ed il tepore? E se ci fosse umidità e tepore in un giorno di gennaio?
E se foste a latitudini dove i giorni si assomigliano tutto l'anno.
A
far nascere i semi sono una combinazione di fattori, umidità, temperature,
fotoperiodo e altro.
Per
ottenere risultati noi dobbiamo simulare la stagione di riposo e mettere al
freddo i semi per alcuni mesi. questo passaggio si dice stratificazione e per
alcuni semi è fondamentale: vedi sarracenie. Come in natura sopportano il gelo
dei mesi invernali, così noi dobbiamo tenerli in frigo. Poi li potremo
risvegliare. C'è chi consiglia di dar loro una "scaldata" in acqua a
temperatura ambiente prima di seminare, in modo da indebolire il tegumento, la
superficie del seme.
Qua
ci sarebbe poi da aggiungere qualche ormone germinante, ma qua sta a voi
scegliere. Se state operando con semi di piante semplici, lo sconsiglio. Ma è
questione di abitudini.
Alcune piante germinano dopo incendi: Vi spiego meglio... trattandosi di piante
particolari, esse popolano per prime determinati ambienti, come quelli del dopo
incendio: acidità del terreno dovuta alle ceneri e mancanza di erbe
competitrici portano a quello. Per cui la presenza di alcune sostanze presenti
nel fumo porta alla germinazione di queste piante. Accendete quindi rametti o
foglie, incendiatele e affumicate una cartina da mettere nel vaso.
Io non l'ho mai fatto, ma ho visto farlo e la spiegazione è stata quella che vi
riferisco.
Le drosere vanno seminate in superficie. Il sole è lo stimolo alla
germinazione, per cui lasciate i semi dove cadono in superficie e state attenti
a non spazzarli con l'acqua.
Le sarracenie seminatele in torba sola. Una volta cresciute qualche centimetro
( a proposito, sono bellissime appena nate con la loro fogliettina),
trapiantatele, per non far soffocare le radici. Lo stesso dicasi per altre
specie nate in torba pura. La torba è troppo soffocante per le radici.
Per migliorare la percentuale di piante che nascono da seme, suggerisco di
utilizzare come seminiere (in alternativa a quelle in vendita), delle normali
scatole da frigo in plastica o vetro.
Il costo
contenuto e la chiusura ermetica per l'umidità le rende ottime scatole di
germinazione.
All'interno
metterete torba pura (ma potete usare già un composto 1:1), ricordandovi che
però la torba pura soffoca le radici e che quindi sarà necessario travasare le
piante appena raggiunte le dimensioni giuste. Per alcune piante potete
aggiungere la mica, che aiuterà a far crescere le piante ed a far germinare i
semi
Potrebbero
nascere alcuni problemi nel passaggio dalle scatole chiuse a vasi all'aperto:
consiglio perciò di non fare un passaggio brusco, ma graduale con del
cellophane bucato al posto del coperchio.
Nello scegliere
il tipo di scatola dovranno essere tenute in considerazione alcune
caratteristiche: la trasparenza della plastica del contenitore, il coperchio,
la possibilità di impilare più scatole.
Direi che i
risultati sono ottimi.
In alternativa alle vaschette del
frigo ho visto usare: portauova di plastica, scatole dei biscotti (le strutture
in plastica all'interno delle scatole di cartone), scatole porta oggetti di
plastica, strutture portaposate, porta fili per ricamo o rammendo. E chi ne ha,
ne metta!
Il criterio è una scatola ermetica
in plastica dove concentrare le semine.
Impianti
per la coltivazione di piante carnivore
Questi che seguono sono gli schemi degli impianti da me adoperati per la coltivazione di piante carnivore:
per coltivare le piante carnivore non sono indispensabili!
Rispondono a diverse esigenze quali:
-autosufficienza
-economicità
-stabilità
-equilibrio
fisico-chimico-biologico
-efficienza
Con
questi sistemi ho risolto il problema dell'acqua, delle ferie e delle piante.
Non male è?
Sono
sicuro si possano fare migliorie, ma le cose stanno andando bene già così.
Mandatemi le vostre idee.
Vascone
all'aperto per Sarracenie, Drosere, Sfagno.
Nell'utilizzo
mi sono accorto di una cosa stupenda: la temperatura dell'acqua sottoterra
raffredda tutte le piante, che stanno al sole a 40 gradi, ma con acqua a 23°
per le radici. Inoltre il ricircolo a tempo permette all'acqua di scendere e
quindi di non avere lo sgradevole fenomeno dell'anossia.
p.s.
a Novembre posso assicurarvi di non avere più aggiunto acqua una volta
attivato, anzi, di averla dovuta togliere! Direi un successo. Ora devo vedere
cosa fare per l'inverno: toglierò l'acqua e non la farò più circolare. Comunque
sembra rimanere molto più calda dell'esterno.
Serretta
con pompe irroratrici automatiche per Nepenthes.
Facendo
partire le nebulizzazioni negli orari più critici ho ottenuto un controllo
sulle temperature.
Mettendo
in batteria più serbatoi, attraverso il principio dei vasi comunicanti, ho
aumentato l'autonomia fino a 20/25 giorni di assenza ( e si può puntare a molto
di più ).